domenica 5 ottobre 2008

RECENSIONE di Antonella Santarelli a UN DISEGNO SULLA SABBIA

La mia capiente borsa, dove c’è di tutto, ha portato in giro per settimane il libro di Michele, nella vana speranza della sua lettura, rimandata da alcuni mesi per diversi motivi. In poche ore, ho letteralmente divorato il romanzo di cui mi sono piaciuti le pause, lo stile discorsivo fluido e non affrettato, le riflessioni tradotte in parole e immagini. L’isola, al centro dell’universo mare come approdo simbolico di chi si estranea per ritrovarsi. Nel romanzo, io credo che a ritrovarsi sia l’autore, protagonista dell’approdo nei momenti centrali della sua esistenza. A vent’anni, quando l’amore travolge e trasforma i destini, rendendo tutto possibile. Nella fase del disincanto, quando si fanno i conti con la fine dell’innamoramento e si affronta il distacco vissuto come tradimento, che forse è solo necessità di crescere da parte chi “tradisce”. Il Marco che piange la fine dell’amore con Celeste é il bel Manuel che la porta via, alcuni anni prima. Infine, la fase dell’introspezione di Maurizio, tenebroso e affascinante, che riflette su di sé e sulla sua esistenza, guardandosi indietro e vivendo appieno la dimensione solitaria del momento. Rivive se stesso nelle storie degli altri, le sue storie, nell’isola dove tutto è possibile, anche ritrovarsi con la sua donna quando l’onda dell’amore “... incomincia, sale, arriva ad un picco e poi declina fino a spegnersi...”. Quale sarà il prossimo momento della vita?E intanto, forse solo ora, Maurizio vive intensamente e con pienezza la sua esistenza solitaria, ammirando il tramonto in compagnia di se stesso e di Max, il suo cane nero.

Antonella Santarelli

Nessun commento: