Una storia d'ordinaria
poesia
Un film
pornografico, firmato da Pier Paolo Pasolini, "I cento giorni di Sodoma",
ha proiettato l'ombra viscida e turpe della calunnia partigiana sopra
l'avventura dei militanti nella Rsi.
I
giovani che si arruolarono volontariamente nelle forze armate della Rsi,
infatti, non speravano di rovesciare l'esito tragico della guerra né ambivano a
seguire la cultura pasoliniana fino alla pratica di vizi aborriti e condannati
dall'educazione religiosa ricevuta in famiglia e nella scuola. La loro unica
ambizione era combattere valorosamente e in tal modo lavare l'onta della
capitolazione senza onore a Cassibile.
I
combattenti della guerra già perduta, infatti, rivivevano, nella tragica realtà
della lotta impari, i poemi degli eroi sfortunate, le storie e le leggende che
avevano nutrito la loro anima negli anni della scuola: Ettore che affronta
Achille, gli spartani alle Termopili, Orlando a Roncisvalle, Corradino di
Svevia, Giovanni dalle Bande Nere.
Sulla
linea gotica i volontari del Battaglione "Mameli", infatti,
dimostrarono che la loro ambizione non era vana e respinsero più volte gli
attacchi sferrati da americani di soverchiante numero e armamento. Ai confini
dell'est e dell'ovest i volontari fascisti resistettero strenuamente ai titini
e ai gollisti.
Simbolo
della passione invincibile dei giovani fascisti fu l'azione (recentemente
rievocata dallo storico Alberto Rosselli) condotta il 24 aprile del 1945, di
fronte alla costa di Sanremo, da un Mas che silurò e mise fuori combattimento
un incrociatore francese.
Chi ha
avuto il privilegio di conoscere e frequentare repubblichini autentici e
fascisti irriducibili, quali Primo
Siena, Massimo Zamorani, Roberto Melchionda, Enzo Erra, Bartolomeo Zanenga,
Sergio Bornacin, Giano Accame, Sandro Guarnieri, Roberto Garufi, Silverio
Bacci, Lello Graziani, Silvio Adorni, Alfredo Burzomato, Dino Grammatico e
Orazio Santagati non può disconoscere l'alta virtù che ha governato la loro
esistenza.
Ora uno
spiraglio alla verità sull'animo dei combattenti repubblicani è aperto da un
breve, magnifico racconto di Marino Solfanelli, "Un amore della
bufera", pubblicato il questi giorni da Tabula Fati, animosa e
brillante casa editrice in Chieti.
Solfanelli
traduce e comunica la sua passione di attore e storico della magnifica
avventura in uno stile narrativo limpido e coinvolgente.
Chi
legge il suo breve racconto è trasportato nell'atmosfera singolare in cui
operavano i protagonisti dell'ultimo fascismo. Un luogo della memoria dove
l'eroismo dei giovani volontari incontrava la purezza del sentimento. Non
un'invenzione letteraria ma una storia che si rovescia felicemente nella
letteratura.
Lo
scritto di Solfanelli contribuisce al dissolvimento del fumo fetido e malsano
che fu prodotto da Pasolini per la contentezza degli antifascisti radunati nel
salotto dei fruitori della sconfitta. Luogo
riservato agli iniziati ai misteri della dissoluzione totalitaria e perciò
al culto dell'antiItalia.
Il
libro di Solfanelli si colloca felicemente nella scena del revisionismo che è
ultimamente accelerato dall'esito disonesto e fallimentare delle ideologie che
hanno vinto la Seconda guerra mondiale.
Piero Vassallo
Marino Solfanelli
UN AMORE NELLA BUFERA
Edizioni Tabula fati
Pagg. 56 - Euro 6,00
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